Toccherà a me ora? 

7 Novembre 2023

Siamo l’Osservatorio Nazionale di Non una di meno per il monitoraggio e il contrasto di Femminicidi, Lesbicidi, Transcidi, Infanticidi, Suicidi di stato e dell’odio sociale e Puttanocidi.

Non facciamo gerarchie o classifiche tra le persone uccise dalla violenza di genere e da quella istituzionale o dell’odio sociale come purtroppo avviene nella narrazione dominante. Il corpo di una donna trans razializzata che fa lavoro sessuale ha lo stesso valore di una donna bianca incinta, moglie devota e rispettosa delle norme. 

Quello che le unisce è la resistenza e la forza con cui ogni persona che ora non c’è più ha lottato per sottrarsi a quelle norme di genere imposte dal nostro sistema ciseteropatriarcale, dai ruoli di sottomissione, dal conquistare la propria libertà, il desiderio di liberazione dalle gabbie reali o virtuali. E queste persone non ci sono più perché altre persone le hanno considerate loro oggetto, possedimento, terreno di potere, conquista e soggiogazione… la lunga mano armata del patriarcato con licenza di infliggere pene di morte extragiudiziali. 

Ricordiamoci che solo il 5 settembre 1981 la legge 442 cancellava dal codice penale italiano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. Fino ad allora, gli uomini che uccidevano mogli, figlie o sorelle che avessero loro arrecato ‘disonore’ beneficiavano di un grosso sconto di pena. Si è cambiata la legge ma non le radici culturali che la sostenevano e quindi avere altre relazioni, vestirsi in un certo modo, fare un certo tipo di lavoro, volersi separare, proteggere l’infanzia da situazioni violente, sottrarsi dalle regole patriarcali della “famiglia” sono tutti comportamenti da colpire duramente 

Non a caso ne “el violador eres tu” puntavamo il dito contro lo stato, la chiesa, i tribunali. E continuiamo a farlo, ad affermarlo, a urlarlo! 

Con dolore e rabbia ogni giorno leggiamo, ci comunichiamo le notizie, aggiorniamo i dati, ci scambiamo informazioni e dubbi, commentiamo, riflettiamo, analizziamo il linguaggio da usare, le fasce di età coinvolte, le situazioni che muovono le mani assassine, le modalità con cui avvengono, le giustificazioni della collettività, le reazioni di rabbia e vendetta per appropriarci di una contronarrazione 

Raccogliere i dati e non fermarsi alla statistica ma leggere nelle storie ed evidenziare che nell’80% dei casi è il partner, l’ex o il familiare a commettere il delitto è importante, che tutto avviene quasi sempre dentro le mura di case, dentro le famiglie che la retorica di destra ci rimanda come luoghi sicuri, che ci sono persone adolescenti che si suicidano perché si ostacolano i loro percorsi di affermazione di genere, persone trans che scelgono di non consentire più alla violenza sociale di far del male, che ci sono persone malate terminali o croniche che vengono uccise perché lasciate solo alla cura di familiari che non reggono il peso delle situazioni.

La violenza di genere non è una emergenza ma è strutturale a questo sistema patriarcale e capitalista basato su gerarchia, potere e sudditanza. Non sono diversi questi agiti dalle pratiche di colonizzazione, occupazione, estrattivismo, sfruttamento e uso per i propri profitti di ogni corpo vivente e della terra stessa. 

Siamo indignatə di leggere articoli e sentenze di tribunali che parlano di “raptus”, “di quanto l’amava”, “era una coppia normale”, “non ce l’ha fatta”, “ha perso la testa”, “trovato il corpo di un uomo con parrucca”, “era un trans” per definire una donna. 

Si sono poi intensificati i casi in cui ci sono storie di denunce pregresse, di persone non ascoltate, non credute, rimandate a casa per risolvere i problemi in famiglia, o, anche nei casi in cui si procede all’allontanamento di chi minaccia, o addirittura veste il braccialetto elettronico si arriva comunque all’assassinio. 

Sappiamo e lo urliamo nelle piazze che “l’assassino non è malato ma è il figlio sano del patriarcato” e che siamo “il grido altissimo e feroce di donne, trans e froce che più non hanno voce” ma non ci basta, perché vogliamo fare #moltodipiù 

#moltopiùdipanchinerosse

#moltopiùdibraccialetti

#moltopiùdicarcere 

#moltopiùdiriconoscimento 

Abbiamo bisogno di credere di poter distruggere definitivamente il patriarcato, di poterlo e doverlo fare a partire da quell’assegnazione di sesso/genere alla nascita che determina ruoli e destini immutabili, dai contenuti che passano nei luoghi di formazione, di una cultura del consenso, di reddito di libertà perché l’indipendenza economica e affettiva sono la base della possibilità di sottrarsi a situazioni violente, di comunità reali in cui vivere relazioni più sicure, che invece di isolare e ingabbiare vogliano trasformare e non per garantire sconti di pena ma perché davvero ci si assuma il riconoscimento del danno agito e il lavoro individuale per cambiare profondamente il proprio essere, il proprio abitare, il proprio agire. 

Transfemminist3 ingovernabili contro la violenza patriarcale - 25 Novembre

Se la giustizia punitiva sta fallendo, se non basta il carcere a fermare la mano degli assassini abbiamo bisogno di un nuovo immaginario e vogliamo costruirlo noi in questa società che ci vuole corpi sfruttati, soggiogati, repressi e ci ha e ci avrà come corpi ribelli e dissidenti 

SE VA A CAER 

il patriarcato lo distruggeremo e lo faremo insieme 

Siamo il grido altissimo e feroce dei corpi tutti che più non hanno voce 

Alla manifestazione del 25 novembre, ingovernabili, contro il patriarcato

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