INTERVENTO dell’Osservatorio all’Assemblea nazionale NUDM del 29-30 ottobre 2022 a Reggio Emilia

7 Novembre 2022

Persone partecipanti alla plenaria con il fazzoletto NUDM alzato.

L’Osservatorio, che da più di anno come NUDM abbiamo realizzato nella sua versione online, monitora femminicidi, lesbicidi e trans*cidi. Recuperiamo le informazioni dai media, leggendo ogni volta parole volutamente sbagliate e violente, consapevoli che in quelle parole, in quelle narrazioni c’è  tutta la  volontà di controllo e prevaricazione patriarcale strutturale di questo sistema e l’invisibilizzazione delle radici profonde di questa violenza. 

Per quanto riguarda i trans*cidi, che stanno aumentando come possiamo vedere dai dati dell’ultimo mese, è difficile monitorarli e molti sono gli eventi che rimangono assolutamente sconosciuti. Spesso la notizia non viene pubblicata dai giornali. Quando invece viene pubblicata si usano i nomi assegnati alla nascita misgenderando e impedendo anche il riconoscimento della persona. E’ frequente la stigmatizzazione del lavoro sessuale (nel caso di sex worker sia trans che cis)  quasi a giustificazione della violenza e troppo spesso le indagini sono superficiali e non si riesce a seguire il caso. Quasi tutte le informazioni passano attraverso le segnalazioni dirette e a questo si aggiunge a volte anche la paura delle ritorsioni per chi denuncia. 

Consideriamo morte per mano dell’oppressione patriarcale anche le tante persone trans che non resistono alla pressione feroce di una una società che non fa che isolarti, espellerti e marginalizzarti, e decidono di mettere fine alla loro esistenza come abbiamo visto nel caso di Cloe Bianco e di Chiara. 

Continuano ad ammazzarci ogni tre giorni con il beneplacito di chi non vuole l’educazione all’affettività, alla sessualità, alle diversità nelle scuole, di chi al lavoro, per strada, nelle case e in ogni luogo che attraversiamo continua a molestarci, di chi crede che la violenza sia un affare privato, di chi la chiama conflitto, di chi, ribaltando un nostro slogan, ci dice che la violenza ha le chiavi di casa e porta i tacchi a spillo. Di chi, nelle istituzioni, non costruisce la possibilità di reali e perseguibili percorsi di fuoriuscita dalla violenza e di tutela dellə sopravvissutə.

L’Osservatorio serve non solo per riportare dati e numeri ma anche per cercare di dare una lettura transfemminista di un fenomeno sistemico che si continua ad ignorare o peggio, a utilizzare in maniera strumentale per inneggiare contro le persone non bianche, alla sicurezza e al decoro, alla necessità di militarizzare ulteriormente le nostre strade.

Dobbiamo autonarrarci, scardinando lo schema sistemico dei media che cercano un valido movente, che misgenderizzano, che ancora fanno fatica ad usare la parola femminicidio, che non vogliono riconoscere le parole trans*cidio e lesbicidio, dobbiamo mettere al centro l’autodeterminazione della persona che viene uccisa. 

Possiamo farlo anche seguendo alcune linee guida che abbiamo ritrovato in un lavoro di Stefania Prandi e che ci convince: 

  • non far sembrare il femminicidio una conseguenza delle scelte della vittima, 
  • non patologizzare il movente, 
  • empatizzare con la vittima e non con il colpevole, 
  • raccontare il femminicidio come un atto volontario e deliberato di chi uccide, 
  • concentrare l’attenzione sull’azione omicida, 
  • utilizzare termini non relazionali, 
  • ricordarsi che la malattia sia della persona uccisa che di chi uccide non è un movente né un alibi, 
  • ricordarsi che il femminicidio è una decisione del carnefice,
  • assumere, nel raccontare l’accaduto, il punto di vista di chi è stax fermatx nel suo percorso di vita. 

Dobbiamo fare in modo che i presidi che vengono fatti ogni 8 del mese nelle nostre città abbiano più eco, pubblicarli nel blog, prenderci gli spazi pubblici e occuparli e condividere e ragionare sulle pratiche. 

E vogliamo nominare NUDM Mantova e urliamo la sorellanza che ci unisce. Continuate a nominare, continuate ad attaccare al muro quei nomi, che non sono imbrattamento e danneggiamento dei beni pubblici ma sono vite che il patriarcato ha ucciso.

Ogni muro in ogni città è il nostro grido altissimo e feroce e insieme dobbiamo e vogliamo prendercene carico.

Per quei nomi, perché il nome di ogni sorellə uccisə per mano patriarcale non si perda nella tempesta che abbiamo intorno, il gruppo di persone di varie assemblee che coordina l’Osservatorio chiede aiuto a tutte le assemblee per continuare e approfondire questo lavoro che richiede tempo, pazienza, ricerca. Vorremmo monitorare il corso degli eventi dopo la morte, i processi e le sentenze per tutti i gradi di giudizio, approfondendo la riflessione sulle narrazioni, con elaborazione e discussione sulle pratiche di resistenza e in relazione con i territori.

Partecipare all’Osservatorio vuol dire trovare le notizie, condividerle con il gruppo, discutere di quanto accaduto, discutere su cosa intendiamo quando parliamo di femminicidi, lesbicidi o trans-cidi. Vuol dire cercare informazioni non soltanto immediate ma anche cercare di capire come proseguono i processi e la vita di chi resta. Nell’ultima assemblea è emersa la proposta di fare un incontro on line ad inizio di ogni mese prima dell’aggiornamento della pubblicazione che avviene l’8 di ogni mese e che ci immaginiamo possa essere ricondivisa sui social da ogni assemblea di NUDM.

Chiediamo di aiutarci, partecipando direttamente all’Osservatorio, indicandoci e inviandoci articoli di giornali locali che probabilmente seguiranno la vicenda più a lungo di quelli nazionali, raccontandoci quali importanti relazioni vengono intessute con chi resta e come proseguono i processi scrivendo a osservatorioftlnudm@gmail.com

La condivisione di queste informazioni non richiede tanto tempo ma può cambiare in modo significativo come raccontiamo le storie delle persone che non ci sono più.

Come pratica chiediamo  ai Centri Anti Violenza (CAV) e alle istituzioni municipali di presentarsi come parte civile nei processi, un segnale che dia l’idea che il femminicidio, il lesbicidio o il trans*cidio non riguarda singole persone ma riguarda l’intera comunità e l’intero sistema.

Facciamo tutto questo affinché quei nomi che scriviamo ogni tre giorni non restino solo tali, ma diventino veramente il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne, di tutte quellə corpə, di tutte quellx froce che più non hanno voce.

Reggio Emilia, 28 Ottobre 2022

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