Siamo l’Osservatorio Nazionale di Non una di meno che l’8 di ogni mese aggiorna il monitoraggio su femminicidi, lesbicidi, transcidi, infanticidi, suicidi di stato e dell’odiosociale, puttanocidi. La violenza di genere non è una emergenza ma è strutturale a questo sistema patriarcale e capitalista basato su gerarchie, potere e dominio. Gli stessi agiti della violenza di genere si esprimono in questo sistema attraverso colonizzazione, occupazione, estrattivismo, sfruttamento e uso per i propri profitti di ogni corpovivente e della terra stessa. Lavorare nell’osservatorio è difficile e doloroso ma siamo spintə dal desiderio e dallarabbia di fare eco alla resistenza di tuttə le persone che oggi non sono più con noi. Persone che hanno lottato per sottrarsi alla violenza del sistema e per affermare lapropria libertà e autodeterminazione dalle gabbie reali e virtuali.
Sono più di 100 quest’anno i femminicidi, 3 i transcidi di cui due archiviati come suicidi, 1 il suicidio per odio sociale di una persona adolescente di 13 anni, 4 le morti ancora in fase di accertamento.
IL TMM (Trans Murder Monitoring) che da anni fa monitoraggio a livello globale ci dà il dato allucinante di 48 persone trans uccise dal 2008 al 2023 in Italia, il numero più alto tra tutti i paesi dell’Unione Europea. Racconta e registra come crimini di odio tutti i tipi di assassinio delle persone trans perché afferma molto spesso sono relazionati alle situazioni specifiche di marginalizzazione nella vita, nell’accesso al lavoro e nel diritto a una casa. Condividiamo come osservatorio di NUDM la loro stessa difficoltà di reperire i dati e di non poter quindi che giudicare parziali quelli che abbiamo per la scarsità di informazioni e l’assenza di specifici sistemi di vigilanza a livello nazionale. In Italia si aggiunge la difficoltà di rilevare i casi a causa di misgenderizzazioni e del continuo tentativo di nasconderli a livello familiare e sociale.
Segnaliamo il preoccupante aumento dei casi di suicidio tra le persone trans e queer, soprattutto molto giovani. Il suicidio di Cloe è stato un chiaro segnale di quanto la discriminazione, la marginalizzazione e il demansionamento siano stati fattori chehanno contribuito alla sua decisione finale di togliersi la vita. La morte per suicidio delle persone trans è un omicidio sociale, di cui tuttə siamo complici o spettatorə. Perquesto nell’Osservatorio di NUDM usiamo la perifrasi “suicidatə dallo stato e dall’odiosociale”.
Ciò che più ci spinge e motiva a portare avanti il nostro lavoro è la voglia di supportare anche chi resta, chi si è battutə affinché le storie e le denunce fossero credute e raccontate. Siamo al fianco di chi cerca di costruire percorsi di fuoriuscita dalla violenza per persone trans, sempre più ostacolatə dalle istituzioni, che si vestono di pink, red e rainbowashing nelle giornate di rito. Vogliamo dei Centri Antiviolenza (CAV) che sappiano accogliere, ascoltare, mettere in protezione le persone trans che spesso non hanno spazi e luoghi in cui rifugiarsi.
Qui in questa piazza vogliamo ricordare oggi:
5 aprile 2023, Janaina, Piacenza, 24 anni, trovata impiccata sul balcone. L’unico articolo emerso sul caso parla di una “persona di 24 anni di nazionalità straniera”. Poi il silenzio scende e non va oltre un trafiletto di 3 righe. Non si sa né il cognome né altro, se non che il caso è stato velocemente archiviato come suicidio.
25 maggio 2023, Rimini. Bruna Cancio Dos Santos “caduta dal balcone” del residence in cui viveva, intestato ad altra persona. Aveva addosso solo una canotta e dei tagli sulle braccia. Una delle finestre di casa è stata trovata rotta e i vetri erano sparsi dappertutto. Bruna era arrivata dal Brasile da un anno. Nei giornali leggiamo: “caduta dal balcone trans”, “la trans”, “la transessuale morta”, “la sudamericana”, “la transessuale”, “esercitava la prostituzione”. La famiglia di Bruna, dal Brasile, oltre arichiedere la restituzione della salma, per cui è stata organizzata una raccolta fondi senza alcun aiuto da parte istituzionale, ha continuato a richiedere che le indagini potessero continuare perché, hanno detto, “Bruna non era né depressa né aveva mai manifestato desideri suicidi”. Anche in questo caso, i risultati di autopsia e indagini non vengono diffusi a mezzo stampa e non si sa più nulla, come spesso purtroppo succede in caso di persone trans, razializzate e sex worker.
17 giugno 2023, Il cadavere di un “uomo con la parrucca da donna” (definizione vergognosa di Roma Today) è il titolo usato per raccontare di una persona trans che è stata uccisa a Roma. Si aggiunge solo “30-35 anni di origine nordafricana”. Ritrovata nel parco in via delle Gardenie. Due giorni prima nello stesso luogo un’altra donna trans, sex worker era stata aggredita ma era riuscita a salvarsi. Anche su questo caso non si hanno notizie di ulteriori indagini, né si indaga sul nome. Trans, nordafricana e sex worker! Le persone trans nei titoli di giornale e negli articoli sono spesso misgenderate, il loro nome non esiste e viene sostituito da definizioni che rimandano male o in maniera sensazionalistica alla loro identità di genere o ai luoghi di provenienza.
Alle tre persone trans uccise quest’anno aggiungiamo il ragazzo di soli 13 anni che si è suicidato in questi giorni, in Sicilia a causa dell’odio sociale. Aveva cambiato scuola ma né nella vecchia, né nella nuova probabilmente è mai stato fatto un lavoro dieducazione alla diversità e per lo sradicamento reale delle norme eterocis imposte dalsistema in cui viviamo sostenute quotidianamente dal governo attuale.Responsabili delle parole che hanno fatto tanto male non sono solo i compagni discuola ma questo tutto che siamo, questa famiglia in cui si nasce, questa comunità incui si vive, questa scuola in cui si va, le strade che attraversiamo, i luoghi e gli spaziche abitiamo. L’intera comunità è responsabile poiché l’odio sociale pesa sulle nostrevite e in ogni scelta, strada e spazio che attraversiamo e abitiamo. Non vogliamol’inasprimento delle pene ma una giustizia trasformativa, un cambio di sistema che impedisca la morte costante delle persone di cui oggi facciamo memoria.
Vogliamo anche ricordare Diana Zoe López García assassinata pochi giorni fa dal suo partner in Argentina. Zoe era un’attivista. Lavorava nelle strade per accompagnare le persone trans in situazione di vulnerabilità. Dopo l’approvazione della legge sulle quote per l’accesso al lavoro di persone trans e travesti in Argentina era al suo primocontratto regolare nella Casa Rosada. Era presidenta dell’Hotel Gondolín, uno dei primi spazi in cui avevano trovato “casa” persone trans e travesti.
Perché abbiamo voluto raccontare queste storie? Perché fare memoria è importante come è importante scendere nelle piazze con amore e rabbia contro ogni discriminazione e violenza di genere di fronte all’inadempienza delle nostre istituzioni nel garantire percorsi di autodeterminazione e alla crescente ondata d’odio e dintolleranza propagandata dal governo Meloni e dalle destre fasciste che locompongono.Un odio che si concretizza nelle azioni e politiche stesse portate avanti dal governo edai suoi rappresentanti. Ne sono un esempio i continui attacchi alla carriera alias,strumento di autodeterminazione fondamentale per il benessere di studentə trans.Un’intolleranza che a maggio di quest’anno si è manifestata nel brutale pestaggio aidanni di Bruna a Milano. Un’atto di violenza istituzionale reso ancor più grave dagliinsulti transodianti rivolti alla donna e dalla ricostruzione falsa e faziosa degli eventiriportata dagli agenti. Non esiste alcuna giustificazione per gli abusi di potereperpetrati troppo spesso dalla polizia nel colpire, con violenza, verbale e fisica. Sappiamo che chi compie violenza protetto da una divisa non è una mela marcia,come vorrebbero farci credere, bensì un ingranaggio funzionale a questo sistemarepressivo e discriminante. Vogliamo ricordare chi non c’è più per averci insegnato il cammino di resistenza che dobbiamo continuare a percorrere, per stare al fianco di chi resta, per continuare a lottare per il riconoscimento del danno e degli errori che sono stati compiuti controtutte queste persone, per uscire dalla violenza della patologizzazione e dellapsichiatrizzazione imposte dal sistema.
Vogliamo percorsi di affermazione di genereaccessibili e gratuiti all’interno del servizio sanitario pubblico e non più subordinatiall’approvazione, viziata da canoni e stereotipi binari di psico e giudici cisgender. Vogliamo vivere l’euforia e l’autodeterminazione sui nostri corpi, delle nostre relazioni,delle nostre vite. Vogliamo percorsi che non invisibilizzino le soggettività non binarie,ma che considerino e valorizzino la complessità delle nostre identità. Vogliamo nonessere costantemente e volutamente misgenderatə. Vogliamo l’apertura delle case di accoglienza e delle case rifugio per le persone trans che stanno vivendo situazioni diviolenza. Vogliamo accesso ai lavori, ai servizi, alla vita. Abbiamo il diritto ad una nuova legge, quella che stiamo scrivendo noi dal basso dentro Stati Genderali, basata su autodeterminazione e consenso informato perché la 164 è obsoleta, inadeguata e superata dai fatti. Vogliamo che le nostre elaborazioni siano accolte, assunte e non strumentalizzate per pulire le vostre coscienze: le nostre identità non sono beni di consumo, né tanto meno pubblicità gratuita.
Le nostre bandiere rappresentano le nostre battaglie, non sono emblemi per la vostra propaganda capitalista, egemone e coloniale. Autodeterminazione e liberazione per i corpi tutti!
Ci vogliamo viv e vogliamo tutto! Ci siamo, esistiamo, fatevene una ragione!!!
Non una di meno!!!
Siamo il grido altissimo e feroce di donne trans e froce di cui cantiam la voce (che più non hanno voce)
Si trova in: 20N, 25N, tdor, transcidio