di TegAmə – tutto fa frocə di Livorno
Leggiamo con sgomento la notizia di 2 femminicidi in meno di 48 ore. In molti articoli a riguardo leggerete parole come ‘prostituta’ e ‘transessuale’ ripetute più volte con insistenza, spesso direttamente sostituite al posto dei loro stessi nomi. Anche questa è violenza. Crediamo nella potenza dei nostri corpi quando scendono in strada senza bandiere di partito, senza politicanti rampanti a caccia di voti, senza apparati repressivi dello stato da ringraziare. Mentre si installano panchine rainbow e panchine rosse ‘in memoria delle vittime di femminicidio’, le case delle donne in tutta Italia sono sotto attacco, anche da quella politica che ai pride istituzionali sfila in pompa magna tra i flash delle fotografie. Abbiamo bisogno di consultorie, di spazi femministi e transfemministi dove elaborare pratiche politiche e di cura, dare supporto a chi ha bisogno di aiuto, incontrarci, raccontarci, imparare a difenderci. Non abbiamo bisogno di bollini rainbow da appiccicare nei bar, di locali che diventano ‘friendly’ una settimana l’anno a giugno, di (altro) consumismo in salsa arcobaleno. Se nei pride decorosi le istanze transfemministe, dellə sex workers, delle persone trans e non binarie, devono soccombere per tranquillizzare figure politiche, giornalisti e famiglie (etero/omonormata che siano) noi lo spazio ce lo prendiamo. Siamo divisivə perché il pride è – anche – un momento di lotta translellabifro.cia, di rivendicazione. Con la rabbia chi c’è e di chi non ha potuto esserci.
Foto di Luca Profenna.
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