20 novembre: giornata internazionale in ricordo delle persone trans uccise

20 Novembre 2022

Perché la R di TDoR non sta solo per ricordo ma anche per Resistenza, Resilienza, Rabbia, Riparazione, Rivolta e Rivoluzione

Dal 1999 il 20 novembre è la giornata Giornata Internazionale in ricordo delle persone trans uccise, il TDOR se usiamo l’acronimo dell’inglese Trans Day of Remembrance. Nata negli Stati Uniti ora è in tutto il mondo. 

Come ogni anno, in occasione del TDOR, transgender Europa (TGEU) rilascia gli aggiornamenti del lavoro di monitoraggio TMM-Trans Murder Monitoring – una “raccolta e un’analisi sistematiche degli omicidi segnalati di persone di genere diverso/trans in tutto il mondo”.

Tra ottobre 2021 e settembre 2022, TMM riporta 327 trans*cidi in tutto il mondo, 222 solo nella zona tra i Caraibi e la malchiamata America del Sud. Nel 95% dei casi si tratta di donne trans o persone trans femminilizzate, il 68% è avvenuto in America del sud (il 29% nel solo Brasile), circa la metà delle persone uccise svolgeva lavoro sessuale, il 65% erano persone razzializzate. In Europa il 36% delle persone trans uccise erano persone che provenivano da altri territori, il 35% degli assassinii è avvenuto in strada, il 27% nelle case in cui vivevano. La maggioranza delle persone trans assassinate aveva tra i 30 e i 40 anni.

La rilevazione continua a mostrare una situazione preoccupante a livello mondiale che interseca misoginia, razzismo e odio verso chi esercita lavoro sessuale. L’alto numero di casi riportati relazionati solo ad alcuni territori è da mettere in relazione con l’esistenza in quei territori di sistemi di monitoraggio e di una  rete di relazione con persone della comunità  trans. Questi dati sono infatti solo una piccola luce su una realtà nascosta e invisibilizzata. Molti casi continuano a non essere riportati e ricevono scarsa attenzione a tutti i livelli. 

In Italia, l’Osservatorio contro trans*cidi, femminicidi e lesbicidi di NonUnaDiMeno ha monitorato nel 2022:

  • 30 Marzo 2022: Maudit El Bettani a Milano,  27 anni, italiano, attivista trans, suicidio di stato e odio sociale.
  • 17 Maggio 2022: a Perugia muore Dayana, trasferitasi dal Perù, “caduta dal balcone” l’11 maggio, lavoratrice sessuale. C’era sicuramente un cliente con lei in casa, si era appena trasferita da Firenze ma giornali e polizia parlano ripetutamente di ipotesi di suicidio e di sua ubriachezza. 
  • 7 giugno 2022: a Sarzana, in Liguria, Camilla Bertolotti, italiana, lavoratrice sessuale viene uccisa da Daniele Bedini, italiano, suo cliente con precedenti penali. 
  • 9 giugno 2022: a Catania viene suicidato Sasha di 15 anni 
  • 11 Giugno 2022: a Belluno Cloe Bianco, italiana, insegnante discriminata e violentemente allontanata dal suo lavoro per il suo essere trans, si suicida  dopo anni in cui aveva scelto di ritirarsi da quella società che le aveva procurato solo violenza, esclusione e dolore. Cloe ci ha salutato con queste parole: “In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio”.
  • 6 ottobre 2022: ad Ardea, nel Lazio, viene uccisa Naomi Cabral di origine Argentina, 47 anni, lavoratrice sessuale 
  • 27 ottobre: a Napoli il suicidio di Chiara di 19 anni.

L’Osservatorio vuole essere strumento e dare visibilità a questo stillicidio di morti che hanno radici profonde nel patriarcato, nell’archetipo della famiglia tradizionale, nello stereotipo di ruoli binari, nella stigmatizzazione di lavori come quello sessuale, nella marginalizzazione di tutto ciò che è diverso, fuori norma, autodeterminato e libero dagli schemi. Cosa monitoriamo? 

  • il numero per poter fare un confronto con gli anni precedenti e far emergere quanto la violenza domestica, i femminicidi e i trans*cidi siano in aumento ma anche quanta maggiore attenzione da parte del movimento ci sia.
  • il luogo dove avviene la morte, per mostrare la scarsa sicurezza delle case di cui spesso l’assassino ha o ha avuto le chiavi, il contesto territoriale in cui si svolge 
  • la provenienza delle persone uccise e dei colpevoli per svelare anche il razzismo che arma spesso la mano di chi uccide.
  • le relazione/il legame tra vittima e omicida, che fa emergere quanto alcune situazioni si ripetano con frequenza, come la volontà di imporre relazioni e comportamenti non desiderati e scelti dalla persona che viene uccisa.
  • la stigmatizzazione del lavoro sessuale che culmina con l’uccisione. 
  • l’incapacità di sostenere relazioni di cura da parte di soggetti che non sono stati culturalmente educati a farlo e che rispondono con l’uccisione di persone disabili, anziane, malate
  • le uccisioni di minori per punire le madri, o la presenza di minori e di altre persone nel momento del femminicidio/transcidio/lesbicidio. 
  • se la persona uccisa si era già rivolta a centri antiviolenza o aveva denunciato, per far emergere quanto ancora siano insufficienti gli interventi di prevenzione, quanto sia inadeguato il numero di case rifugio aperte a tuttu: per le persone trans binarie e non binarie, troppo spesso marginalizzate, vittime anche di eslusione, discriminazione e violenza economica è difficile quando impossibile trovare rifugio. I pochi esistenti ribadiscono che sono per sole donne riferendosi ad una visione biologista che non ci appartiene, o aperte solo a donne trans che abbiano una diagnosi (di che diagnosi stiamo parlando, se non della famosa e ascentifica e cancellata dall’OMS disforia e/o incongruenza di genere?). 
  • chi resta, per evitare che venga immediatamente dimenticatx chi da quel momento ha una vita stravolta – soprattutto se minore – una vita che si fa di udienze, di attese, di indagini di tribunali, di narrazioni inaccettabili, di difese assurde.

Vogliamo smettere di colpevolizzare le vittime e porre l’attenzione all’assassino, scoprire se aveva precedenti penali, se era già stato denunciato per atti violenti e minacce, se era in possesso di regolare permesso per uso delle armi per denunciare quanto il mercato delle armi sia un problema. Vogliamo smettere quella normalizzazione resa possibile dallo scavare nella vita delle vite che vengono violentemente fermate. 

Lavoriamo anche molto sulla narrazione dell’accaduto. Rifiutiamo e denunciamo la modalità con cui media, polizia investigativa e tribunali tendono a ri-vittimizzare, a cercare colpe in chi è statx uccis e vogliamo ribaltare i punti di vista. 

Non ci sono giustificazioni alla violenza patriarcale MAI. Nessun comportamento, vita, desiderio può giustificare un atto violento, può giustificare un femminicidio, un trans*cidio, un lesbicidio. MAI. L’assassino non è malato, non c’è un momento di follia, di raptus o perdita di controllo, l’assassino sceglie con assoluta determinazione quell’atto. Streghe e attualità. Gli assassini sono il braccio armato di questo sistema patriarcale. 

La narrazione dei transcidi fa continuo uso delle definizioni “donna transessuale”, “la trans” invece del nome della persona e, quando questo viene citato, viene quasi sempre accompagnato da quello assegnato alla nascita con frasi come “all’anagrafe…”. 

Ci sono poi casi in cui la notizia è riportata con il solo nome assegnato alla nascita: il misgendering impedisce di rilevare il trans*cidio. Come rileva anche TGEU, e come sostiene l’Osservatorio di NUDM, non ci si può affidare alle notizie fuorvianti, misgenderanti e di scarsa attenzione dei giornali. È necessario costruire una rete tra la comunità trans e chi lavora negli osservatori per visibilizzare un grave fenomeno che si vuole mantenere nascosto e invisibilizzato.

Quello che possiamo notare è il preoccupante aumento di suicidi di persone trans giovani: Sasha 15 anni, Chiara 19 anni e Maudit 27 anni. L’Osservatorio ha scelto di monitorare queste morti e inserirle come transcidi perchè determinati dalla pressione, dalla discriminazione sociale e dalla violenza eterocisnormata in tutte le sue forme. 

L’Osservatorio denuncia anche la scarsezza dei percorsi di indagine e giudiziali su questi casi e di come le notizie non vengano successivamente riprese dai media. Vorremmo far sentire il fiato sul collo del movimento a giudici che troppo spesso normalizzano, giustificano, colpevolizzano, stigmatizzano. 

Leggendo i dati a livello mondiale e quelli monitorati dall’Osservatorio in Italia sale la rabbia. Una rabbia che nasce dal desiderio, il desiderio forte di cambiare le radici su cui questi assassinii, questi suicidi, questi abusi, queste molestie questa violenza si fondano: l’ordine patriarcale, l’ordine etero, l’ordine binario, l’ordine dell’assegnazione del genere alla nascita, l’ordine imposto da questo sistema che nel nome di dio, patria e famiglia si riproduce costantemente.

Una rabbia che si fa dolore e denuncia, ma che non vuole e non può confinarsi dentro la celebrazione e la commemorazione e deve trovare la strada della furia che decostruisce e costruisce un nuovo che esiste, che strappa veli e grida, un nuovo che passa attraverso i nostri corpi, la nostra autodeterminazione, le nostre espressioni, il nostro essere. E a chi impreca contro la inventata “teoria gender” diciamo che l’odio nasce dalla paura perché sono le vite, le storie di libertà e autodeterminazione a mostrare quanto questo sistema patriarcale sia iniquo, violento, gerarchico, ipocrita e legato a interessi e profitti che passano anche sui nostri corpi.

Già da alcuni anni la R finale di TDOR è stata declinata non solo con la parola ricordo ma anche con resistenza e resilienza. Noi vogliamo aggiungere anche le parole  RIPARAZIONE E RIVOLTA!! Una Rivolta che dice basta e che anche vuole e pretende. I percorsi per affermare la propria identità non conforme alle NORME imposte non sono una patologia ma percorsi di autodeterminazione, che non hanno bisogno di “esperti” o specialisti di qualsiasi tipo per essere realizzati ma accompagnamenti perché le persone trans non sono persone malatx. Questi percorsi, quando si desidera un qualsivoglia trattamento medicalizzato, devono rientrare nella sanità pubblica così come previsto ad esempio nella proposta di legge trans in discussione in Spagna e attraverso la pratica del consenso informato che stabilisce un giusto equilibrio tra i desideri e la ricerca degli interventi più adeguati in relazione al proprio corpo. 

Non abbiamo bisogno di psichiatri e tribunali per sapere chi siamo, quale il nome che ci corrisponde, quali i percorsi che vogliamo seguire.

Ci siamo, esistiamo fatevene una ragione!!! 

#guardami sono Maudit El Bettani

Guardami

Ho 27 anni

Le dita macchiate di nicotina

E ci disegno poesie 

Coi mozziconi spenti

Sui cieli di Milano

Nelle mie notti insonni

Ad urlare chi ero

A cercarmi nei meandri

A trovarmi in tutti gli angoli

In ogni bicchiere ripescandomi

Guardami

Perché io sono

Connessioni vibrazionali

Chakra intercontinentali

Tratti non convenzionali

Sono Transgender

Sono Agender

Sono Queer

Sono qui.

Nel qui ed ora.

E non mi faccio più da parte.

Ti ho regalato una poesia

A te che mai

Hai pensato

Fossi anche solo capace

Ed avessi il diritto

Di respirare

poesia di Maudit, suicidato dallo stato e dall’odio sociale a 27 anni 

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